Un Ballo in Maschera, al Teatro di San Carlo di Napoli.

Un Ballo in Maschera, al Teatro di San Carlo di Napoli.
Donato Renzetti dirige e illumina Verdi, Agostina Smimmero una ( già ) grande rivelazione
Non era destino che nel lontano 1856, il Teatro di San Carlo di Napoli potesse avere il grande piacere di rappresentare una delle Opere più  interessanti di Giuseppe Verdi.
Censure, contrattempi, rimaneggiamenti del  libretto, non davano pace ad un Verdi perseguitato e osteggiato dalle “disapprovazioni” borboniche.
Non ci fu nulla da fare.
Il destino ha voluto che la “prima” si tenesse a Roma, tre anni dopo, al teatro Apollo.
Storia semplice che ricalca un fatto realmente accaduto, ritrasformato dal librettista Antonio Somma.
Tutto si svolge nella colonia inglese a Boston sul finire del settecento. Il Conte Riccardo ama Amelia, moglie di Renato, segretario dello stesso governatore nonché amico carissimo e fidato.

La serata è trascorsa con un’alternanza crescente di emozioni, Donato Renzetti ha dimostrato ancora una volta di essere tra i migliori direttori d’orchestra d’Opera al mondo, estrinsecando l’agogica verdiana con la mente e con le mani nel fraseggio dei cantanti e negli equilibri sofisticatissimi del bellissimo preludio.
L’orchestra ha dato sfoggio di suoni chiaroscurali in un crescendo del Dramma verdiano che ha nella scena del campo boschivo, vicino al cimitero, una delle pagine più intense di tutta l’Opera, è qui che Renato scopre Amelia che si rivela per salvare lo stesso Renato dai congiurati contro il Conte, è in questo “non luogo” che ha inizio la sorte nefasta prevista da Ulrica al Conte.
Ci ha lasciati abbastanza perplessi la regia di Leo Muscato ripresa da Alessandra De Angelis, scene di tradizione, con quinte strette e colorate e divani lunghissimi, tanto da rendere asfittico anche lo spazio del “campo aperto”, con inserimenti di enormi lastroni in plexiglass che rimarcano lo spazio e i fumi della notte in un enorme acquoso terraneo, con alberi e umani che vi stagliano in sagome oscure.
Un dentro/fuori che non trova coerente percorso con l’impostazione più complessiva della regia.
Anche in questa Opera Verdi fa uso del Coro in maniera Kolossal, cito solo per esempi lo stupendo  “Posa in pace, a’ bei sogni ristora” o il bellissimo inno “O figlio d’Inghilterra” o il finale ultimo dell’Opera ”Fervono amori e danze”, il Coro del Teatro di San Carlo diretto da Gea Garatti Ansini, ha dimostrato ricchezza di voci (che meraviglia i bassi!) e attento alle dinamiche solisti/coro,  della complessa struttura musicale e vocale.
Bravi.
Amelia, interpretata da una impaurita(?)Susanna Branchini, mostra alcune difficoltà, pur possedendo uno smalto ed una potenza vocale davvero belli, adatta a cantare ruoli Wagneriani.
Amelia deve assolutamente avere in testa il Verdi belcantistico: filati, scale, agilità di forza, messe di voce.
Ho riascoltato la Caballè nell’aria “Morrò, ma prima in grazia”, e mi sono chiesto se mai potremo riascoltare tali bellezze vocali. Ecco, Susanna Branchini non è adatta a questo ruolo. Tutto qui.
Invece, chi ha convinto pienamente nella difficilissima parte di Ulrica è la sorprendente Agostina Smimmero, basti ricordare “Re dell’abisso, affrettati”. La Smimmero è un mezzosoprano,  erede della bella scuola italiana dei mezzi, come la Casolla o la Simionato.
Bellissima anche l’interpretazione di Oscar di Anna Maria Sarra, anche se la voce appare non molto voluminosa ma comunque perfetta tecnicamente.
Luca Salsi (Renato) e Celso Albelo (Riccardo) hanno cantato molto bene, anche se i loro riferimenti storici ci hanno fatto sognare (Nucci, Pavarotti).
Ricordiamo, Il Conte Horn (Sam), Laurence Meikle, Il Conte Ribbing (Tom) Cristian Saitta, Cristiano, un marinaio (Silvano), Nicola Ebau, un Giudice, Gianluca Sorrentino, un servo di Amelia, Lorenzo Izzo.
Le scene sono di Federica Parolini e i costumi di Silvia Aymonino.
Facebooktwitterlinkedintumblrmail

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.