Otto marzo, Teatro di San Carlo di Napoli, su un palcoscenico scintillante di strumenti e con il sipario dipinto dal Mancinelli, appare come una Madonna del canto universale Santa Cecilia Bartoli.
Concerto storico, con musiche che vanno da Vivaldi a Handel, Mozart, Porpora, e poi Garcìa, Rossini e via ancora con i diversi bis concessi ad un pubblico in visibilio, fino alle due clamorose canzoni napoletane interpretate con un sentimento ed un colore partenopeo che ricordava la nostra Gilda Mignonette: “Santa Lucia luntana” e “Munasterio ‘e Santa Chiara”.
Le lacrime, vere lacrime, sono scorse giù per i mille volti del pubblico, accorso per l’unico evento che Santa Cecilia Bartoli ha concesso nel sud d’Italia.
Possibile che una simile Bellezza musicale non abbia avuto, qui a Napoli, la possibilità di essere vista tramite un grande schermo, in una piazza popolare?
Perché non si è donato alla città, e non solo ai “pochi” fortunati, un Concerto che è patrimonio immenso della cultura musicale mondiale?
Una disattenzione imperdonabile da parte degli organizzatori dell’evento, una frustrazione che abbiamo sentito sulla nostra pelle, pur essendo presenti al concerto.
Le nostre orecchie hanno ascoltato una orchestra “giocosa”, Les Musiciens du Prince-Monaco, che ha saputo interagire e respirare con Santa Cecilia ed un Direttore d’Orchestra, Andrès Gabetta, che ha trasformato i tre secoli di musica in precisi stili, evocati con la straordinaria preparazione dei maestri presenti sul palcoscenico, basti ricordare il sublime assolo dell’arpa che precede la preghiera di ” assisa ai piè di un salice” dall’Otello di Rossini o alla tromba barocca per il duetto di Steffani o il mandolino che accompagna appunto “Santa Lucia luntana”.
Resta vivido in noi la sorpresa di avere visto il grande tenore John Osborne che duettava con la Santa in un memorabile “Tutto è deserto… Un soave non so che” in un crescendo comico di impressionante padronanza di colorature e agilità rossiniane, che ha pochi eguali al mondo.
Una serata che resterà nella Storia del Teatro di San Carlo e che ha riscaldato i nostri cuori fino all’esplosione finale, che ha visto omaggiare la Santa Cecilia Bartoli in un applauso all’unisono con mani e piedi, in attesa di altri fecondi incontri.