Quanti colori ha Verdi, Luisa Miller ritorna al San Carlo

Che rarità questa Luisa Miller al Real Teatro di San Carlo. Opera di Verdi tra le meno rappresentate nel corso di ( quasi ) due secoli. Questo melodramma tragico è tratto da “Kabale und Liebe”  di Friederich Schiller, il libretto, molto ben fatto, è di Salvatore Cammarano, ed ebbe la sua prima rappresentazione proprio nel nostro Massimo, l’8 dicembre del 1849, tra l’altro per le prime tre recite il cembalo fu suonato da Giuseppe Verdi.

Basta opere patriottiche, corali, Verdi  voleva cimentarsi in qualcosa di più “intimista” oseremmo dire psicologico. Ed ecco che mette al centro della vicenda Luisa, innamorata di Rodolfo, ma alterne circostanze della storia,  ostacoleranno la felicità di entrambi e l’epilogo, purtroppo,  sarà tragico.

Anche questa volta abbiamo veduto uno spettacolo in forma di concerto, con tutti i limiti che questa esecuzione può avere.

Senza scene e costumi, ed una regia appropriata, l’impalcatura drammaturgica decade e non aiuta i cantanti. Notevole è stato lo sforzo del Direttore Daniele Callegari di tenere tutto su una linea musicale ( strumentale e vocale ) coerente. E devo dire che ci è riuscito. Sin dalla bellissima ouverture e a seguire il poderoso coro “Ti desta, o Luisa, regina de’ cori”, che ci consegna all’orecchio pennellate di colori e voluminose alternanze di ritmo anche nel successivo e ben calibrato “Sciogliete i levrieri…. Spronate i destrieri”. Coro in piena maturità espressiva, presente e forgiante di forti vibrazioni sonore. Complimenti al Maestro Cassi che vedevo, dalla mia postazione, dietro le quinte, sbracciarsi per indicare ed incitare cose. Bravi!

Nadine Sierra è stata la protagonista della serata insieme a Michael Fabiano. 

Tersa, briosa e palpitante la romanza di avvio di Luisa “Lo vidi, e ‘l primo palpito”. Magnifica esecuzione, voce timbrata e sempre intonata, note trillate, acuti con salti di ottava precisi e cangianti, ritmo sostenuto in giuste misure.

La Sierra  accompagna il suo personaggio durante tutto lo spettacolo, con sapienza e rigore fino al termine tragico di “Tu puniscimi, o Signore” e nel duetto con Rodolfo “Piangi, piangi, il tuo dolore” mostra accenti drammatici commoventi. Immagino la Sierra e Fabiano in uno spettacolo fornito di tutto l’armamentario drammaturgico (  scene, costumi, regia ).Questi due cantanti sono gli interpreti ideali  di questa storia borghese.

Michael Fabiano ha temperamento e gusto raffinato nel delineare un personaggio preda della passione e dell’amore. Generoso nel donare tutta la sua particolare vocalità ad un pubblico attento e commosso, concentrato nel calibrare, (quando ha cantato con accenti nobili e fraseggio perfetto,  magnifica la dizione italiana ), volumi e agogiche dell’aria “Quando le sere, al placido”.

Colpisce in Fabiano il colore della voce e la sua forza “emissiva” mi ha ricordato, in certi ispidi passaggi, l’inarrivabile Corelli.

Molto bene il Miller del sicuro e prezioso Franco Vassallo ,non in serata Gianluca Buratto, Il Conte di Walter, ha mostrato alcune difficoltà e imprecisioni, sufficiente il basso che interpreta Wurm  Krzysztof Bączyk.

Mi è molto piaciuta la Federica di Valentina Pluzhnikova, colore  di mezzosoprano molto bello ed espressività ben plasmata sul personaggio.

Una menzione più che positiva a Sabrina Vitolo e Salvatore De Crescenzo, rispettivamente Laura e un contadino.

Applausi convinti e fragorosi, anche a scena aperta.

Pino De Stasio

(recita del 6 giugno 2024)

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