“Passasti al par d’amore che un giorno sol durò” è Amina a ricordarci che la bellissima edizione de La Sonnambula di Vincenzo Bellini non avrà repliche, ma soprattutto è rappresentata in forma di concerto all’italiana , anche se vi sono inserimenti sobri e tenui con luci evocative dei vari episodi del dramma a lieto fine.
Il Teatro di San Carlo ha chiamato, per questo capolavoro del melodramma belcantistico, voci di grande interesse e qualità assoluta.
Jessica Pratt e Francesco Demuro hanno mandato in visibilio un pubblico che riempiva il Teatro, se si eccettua la grande tristezza nel vedere il palco reale completamente vuoto, questo a dimostrare che quel “posto”, che di solito si concede ad autorità e amministratori, dovrebbe essere riempito dai ragazzi dei conservatori e dei licei musicali.
Occhio caro Sovrintendente Stéphane Lissner, sui giovani bisogna puntare, è sempre poco quello che facciamo.
L’ascolto dell’Opera durante la pomeridiana del 30 gennaio u.s. è stato un crescendo di emozioni e brividi, sin dalla complessa introduzione del coro ” Viva Amina” che inserisce la cavatina di Lisa della bravissima ( e per me sconosciuta in questo repertorio ) Valentina Varriale con la stretta seguente “In Elvezia non v’ha rosa” .
Il Coro del San Carlo oltre ad avere voci e costrutto, partecipa in maniera “radicale” ai colori drammaturgici della Storia, e ci accompagna fino ai trionfi finali di Amina.
Ancora complimenti a chi lo dirige, Josè Luis Basso
Se pensiamo che Giuditta Pasta e Giovan Battista Rubini hanno interpretato questi due personaggi e la Callas ci donò la storica edizione del 1955, ci accorgiamo quanto sia arduo, oggi, ripercorrere quei difficili percorsi musicali e vocali.
il sogno però si è materializzato sulla scena, sin dalla prima apparizione di Amina con la cavatina “Come per me sereno”, qui Jessica Pratt interpreta ed esegue alla perfezione le impervie arcate melodiche e i trasalimenti di salti di ottava con le preziosissime colorature, agilità e cadenze tenute sempre con la grazia corposa e nello stesso tempo leggera, un ossimoro risolto con la tecnica prodigiosa di questa artista che si permette di osare laddove molte medagliate colleghe non si addentrano minimamente ( solo la Devia vi riesce, ma con mediocri pigli drammatici, anche se è esecutrice sopraffina).
La Pratt ha osato talmente, che nel finale grandioso “Ah non giunge uman pensiero”, dopo le spericolate colorature cristalline, mai cinguettanti ma sempre sostenute da fiati e polmoni a mantice grosso, ha emesso un fa sovracuto in diminuendo, una rarità che solo le “divine stellari” si sono potute concedere.
Il pubblico a questo punto è impazzito ed ha preteso, con piglio calcistico, il bis che la Pratt ha eseguito senza alcuna difficoltà, dopo quasi tre ore di canto.
Una vera atleta della voce, una centometrista!
Identica sorte è toccata a Francesco Demuro che ha delineato un Elvino pienamente belcantistico, con fraseggi eccellenti, suoni legati ad ogni singolo significato della parola. Un Mostro della tenuta dei fiati, quando nella poderosa aria “Ah!perchè non posso odiarti” emette do e re sovracuti timbratissimi, con afflati di intimo vigore che è proprio di questo eccellente tenore italiano. Anche qui il pubblico è scoppiato in un fragoroso applauso che è durato diversi minuti, con richiesta di bis a viva voce, Demuro commosso ha replicato l’aria con stratosferica fierezza.
Il pubblico, nei saluti, si è letteralmente spellato le mani ed ha apprezzato l’orchestra diretta del giovane direttore Lorenzo Passerini, che ha saputo leggere le difficili pagine dell’opera con la forza di una ritmica verdiana ( si proprio Verdi!) e del lirismo proprio di Bellini che qui anticipa molto di quello che saranno i futuri compositori italiani.
Vogliamo ricordare per la bellezza della voce il basso Alexander Vinogradov nel ruolo del Conte Rodolfo, che meraviglia il suo “Vi ravviso, o luoghi ameni”, non nascondo la mia forte emozione quando ascolto questa cavatina che è un monumento alle cavatine di tutti i tempi.
Manuela Custer è bravissima nel ruolo di Teresa, come sempre attenta al dettato dello spartito, professionista e artista di comprovata bravura.
Di Valentina Varriale abbiamo già detto e l’aspettiamo in prove ancor più difficili.
Bene Ignas Melnikas e Walter Omaggio.
Complimenti a tutti i lavoratori e le lavoratrici del Real Teatro di San Carlo che non si sono mai fermati (anche in tempi di pandemia) per rendere questo gioiello Teatro magnifico, unico al mondo.
Pino De Stasio