Otello sulla Jeep tra deserti, guerre e femminicidi, Kaufmann protagonista assoluto con Maria Agresta in stato di grazia.

Molto rumore per nulla, riferito anche alle numerose critiche per la trasposizione in chiave contemporanea della tragedia di William Shakespeare ” Otello” per la discontinua regia di Mario Martone.

Partiamo proprio dalla messa in scena, un salto nel tempo da Cipro ai nostri giorni, con una televisione, oggetto centrale nel quarto atto, racchiusa in due livide stanze che sintetizzano una tragedia familiare contemporanea, un dramma borghese.

Donne violentate e malmenate dai propri compagni o mariti, vittime di uomini gelosi e aggressivi.

L’intuizione di Martone è interessante, anche se il libretto di Arrigo Boito, bellissimo,  “Disperda il ciel gli affanni
e amor non muti col mutar degli anni”, non aiuta nel rendere contemporaneo il sublime duetto d’amore (primo atto) o l’estremo addio del quarto atto ” Muoio innocente”.

Manca quello straniamento da parte della regia, che invece sottolinea troppo un impianto di tipo verista, tutto sorprendentemente reale, ma che non oltrepassa lo stupore di una tragedia a teatro.

l’impianto musicale invece funzione alla perfezione, Michele Mariotti dirige ancora una volta l’orchestra del Real Teatro di San Carlo con uno scrupolo nel concertare tempi e suoni da rendere l’Opera come azione d’Arte musicale continua, con l’alternanza dei silenzi e dei flebilissimi vibrati, con gli ansimi soffiati del “sussurrar suonando”, un Direttore che ci fa onore al mondo intero, avendo ben impresso la grande lezione di un altro semidio, Rossini, del quale Mariotti è evidente e raffinatissimo conoscitore.

Non puoi dirigere bene Verdi se non conosci Rossini, mi dico spesso ascoltando questi due Titani del melodramma.

Un inchino speciale all’immenso coro Sancarliano diretto dallo scrupoloso  José Luis Basso, il mio occhio lungo lo ha visto dirigere dietro le quinte durante i meravigliosi inserti concertati “Fuoco di gioia!”, “Inaffia l’ugola! ” o “Dove guardi splendono raggi”. Siamo stati letteralmente inebriati da tutti i meravigliosi registri vocali : soprano, contralti, mezzo, tenori, bassi , baritoni, un arabesco sonoro di raffinata composizione, poi le voci bianche per la canzone dei bambini. Meravigliosi.

Passiamo ora ai protagonisti della serata:  Jonas Kaufmann  e Maria Agresta.

Qui Otello e Desdemona hanno volato proprio alto, spogliandosi dei panni imposti dalla regia e trasfigurando con le loro voci in un “non luogo” una sorta di Ring psicanalitico, dilatato, che oltrepassava i loro corpi, le loro mani, i loro baci, le loro lotte fra membra già vinte, interpreti assoluti che hanno consegnato al pubblico duetti estatici e duetti tragici da manuale. Non dimenticheremo la bellezza delle due morti e Otello/Kaufmann che sussurra ..Un bacio… un bacio ancora… un altro bacio…, i brividi e il pianto hanno imposto in noi l’assoluto silenzio.

Tutti bravi  gli altri protagonisti della serata, in primis lo Jago dell’eccellente Igor Golovatenko e ancora l’Emilia di Manuela Custer, bravissima nella dinamica finale del terzetto e ancora  Alessandro Liberatore (Cassio), Matteo Mezzaro (Rodrigo), Emanuele Cordaro (Ludovico) Biagio Pizzuti (Montano),  Francesco Esposito (Un araldo).

Serata da non dimenticare.

Pino De Stasio

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2 commenti su “Otello sulla Jeep tra deserti, guerre e femminicidi, Kaufmann protagonista assoluto con Maria Agresta in stato di grazia.”

  1. Grazie di cuore per l’ottima recensione…ho avuto la fortuna di vedere/sentirlo dal vivo…
    …ho pianto – non ero l’unica! – al finale…troppo attuale in questi giorni…
    Davvero indimenticabile…GRAZIE a tutti!!!

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