Lucia al San Carlo con una stratosferica Jessica Pratt

Dopo due anni di pandemia i teatri lirici iniziano a riprogrammare una cauta normalità, ed il Real Teatro di San Carlo ha accolto, nella seconda replica in cui abbiamo visto questa rappresentazione, gran parte dei posti disponibili.

Non mi aspettavo di partecipare ad una serata che si potrà definire decisamente storica, per degli eventi che si sono succeduti.

La protagonista Nadine Sierra è stata sostituita per una improvvisa indisposizione dalla  pluri blasonata, Jessica Pratt.

Lucia di Lammermoor è come tutte le opere dei grandi compositori del primo ottocento, protoromantica, quindi  piena di distillati melodici e originalissime intuizioni, anche innovative.

Dio quanto è bello e prezioso il coro , che come elemento di “voce di popolo” anticipa sentimenti, turbamenti, vicende, storie. Dobbiamo ribadirlo subito che il coro del San Carlo può annoverare voci di pregiato valore, chiaroscurali e immense quando la scena lo concede e il  maestro José Luis Basso prosegue su un percorso di altissima qualità.

La regia di Gianni Amelio risulta fredda , stucchevole e  per certi aspetti addirittura poco propensa a creare un rapporto “dialogico” tra i personaggi che ricordo si muovono su una tessitura sempre tragica, sui bellissimi versi di Salvatore Cammarano.

La staticità delle scene,  e   delle luci,  non sempre esaltano il “clamore” belcantistico dei personaggi e affossano infine duetti e concertati, come il bellissimo quartetto nel finale secondo “Chi raffrena il mio furore” , quanta bellezza in queste parole ed in questa musica, in una immobilità  crescente che ingessa coro e protagonisti.

Lo spettatore deve sempre ritrovare in uno spettacolo lirico quello stupore visivo e recitativo, come ci insegnano  anche le regie tradizionalissime come quelle di Pizzi, Visconti o Zeffirelli, esse  restano icone sempiterne della regia contemporanea.

Ma veniamo alle voci.

Come anticipato Nadine Sierra è stata sostituita da una supersonica Jessica Pratt, questa interprete ci ha lasciato letteralmente senza fiato : colorature sublimi, cadenze in stile, linea del canto sempre cosciente di cosa significasse “rappresentare” Lucia; i continui applausi e brava a scena aperta, confermano più che mai una maturazione complessiva di questa cantante che viene dalla sublime scuola del canto rossiniano, ricordate l’Amira di Ciro in Babilonia? da allora la Pratt ha continuato su un percorso di studio e approfondimento  per ampliare la sua voce a soprano di coloratura con forti accenti drammatici, cosa rara da trovare al giorno d’oggi.

La serata è stata un trionfo, la Pratt è stata protagonista anche di una morte e resurrezione , quando per un miracolo laico, e grazie alle sollecitazioni del coro dopo la grande scena di “Ardon gli incensi”, dove ha emesso un  mi bemolle sovracuto da manuale, ha rischiato di essere schiacciata dal bellissimo sipario sancarliano, ma  l’improvviso suo rotolare “post mortem” ha inaugurato un nuovo percorso del Bel Canto, “prassi Pratt”.

Sorpresa della serata è stata la magnifica voce di Ernesto Petti che interpretava Lord Enrico Ashton, fisicità perfetta, incedere regale, immedesimazione nel difficile ruolo del fratello di Lucia, colore morbido estensione poderosa, di enorme impatto vocale la celebre ” Cruda funesta smania”, questo baritono emergente ha tutte le carte in regola per affrontare tutto i repertorio ottocentesco fino al maturo Verdi. Bravo!

Pene Pati è un giovane tenore  samoano, di stazza pavarottiana, ha voce e timbro, ma claudicante nel perfezionare fino in fondo la varietà vocale del personaggio di Edgardo, molto convincente la sua performance finale  in “Tu che a dio spiegasti l’ali”, il giusto uso del fiato e i sussurri morenti tenuti in maniera esemplare ci hanno grandemente emozionato.

Il cast della serata è completato da Francesco Marsiglia, Dario Russo, Annamaria Napolitano, Carlo Bosi.

La Direzione di Carlo Montanaro appare ansiosa quanto incredibilmente fluida, avremmo preferito alcuni passaggi dinamici più lenti, in fondo Lucia canta note “metamusicali”, come lo strepitoso accompagnamento  di Sascha  Reckert con la sua Glassarmonica ci ricorda.

Comunque orchestra sempre in tensione, tiratissima nei concertati e “stretta” nei duetti.

Devo citare per dovere di cronaca le scene di Nicola Rubertelli e i costumi di Maurizio Millenotti.

Pino De Stasio

 

 

 

 

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Un commento su “Lucia al San Carlo con una stratosferica Jessica Pratt”

  1. Entusiastica critica da vero amante e intenditore ma anche colto studioso del melodramma. Bravissimo Pino che riesci a far vivere con i tuoi impagabili resoconti l’opera di turno in tutti i suoi sisvolti a chi non era presente. Grazie, complimenti. Ernesto e Mariella Di Florio.

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