La rondine

Un senso di fredda claustrofobia mi accompagna nell’entrare nel glorioso spazio del Teatro di San Carlo. Maestoso nella sua grandiosa e insuperata Bellezza.

Sento i miei passi che  incedono sordi verso la magnifica sala degli specchi, dove il mio amatissimo padre si affrettava a fare il barista ai tempi della Tebaldi e della Callas. Abbiamo ancora, tra i ricordi di famiglia in qualche scatolone nei depositi, la fotografia di mio padre, che con un sorriso ammiccante, consegnava alla Tebaldi nel suo bel camerino pieno di fiori  una bevanda calda.

Questi ricordi emergevano mentre alcune “maschere” mi chiedono il biglietto per accompagnarmi nel posto assegnato, spazio che devo alla benevolenza di un caro amico virtuale e appassionato di Lirica, Claudio Colozzo, che intuendo la mia disperazione nel non avere trovato un biglietto, mi ha ceduto il suo, come musicale regalo. Lo ringrazio, qui, di cuore.

La grande platea rossa sembra irriconoscibile, tra plexiglass trasparenti e un distanziamento estremo di un pubblico esiguo ma attento. Così per i palchetti, semivuoti.

Un gioco di teatro nel teatro, che faceva apparire noi spettatori, anime nobili e resistenti, protagoniste di un cataclisma terreno, dove il sacro rifugio nel melodramma pucciniano, mitigava lo straniamento e la paura che ci avvolgeva con le mascherine sado/maso, elette protettrici contro un perfido virus.

Juraj Valčuha ha diretto ”La rondine” di Giacomo Puccini. Opera rara a vedersi, ancor più unico il fatto di sentirla in forma di Concerto (con notevoli tagli e l’assenza del coro).
Come sempre il giovane Maestro non ne sbaglia una, e sorprende che esca tanto calore e passione dalla bacchetta di un Direttore non avvezzo al repertorio italiano.

Ailyn Pérez,(Magda) commuove ed esalta le sue magnifiche doti vocali da soprano lirico spinto, spericolata nell’eseguire con disinvoltura dei pianissimi e delle messe di voce perfette, copiosi sono giunti gli applausi.

Michael Fabiano è Ruggero, tenore statunitense con sangue italiano, che ribolle ad ogni frase o afflato d’amore, voce piena e possente, anche nei difficili duetti con Magda.
Il colore della vocalità di Fabiano sembra immersa negli antichi tenori del primo novecento.Quoto Fabiano per un prossimo e sorprendente Canio, da qualche parte nel mondo.

Ruth Iniesta è una bella e brava Lisette.

Marco Ciaponi ( Prunier) è una bella voce di smalto chiaro e di delicata emissione, arricchisce con stile raffinato una parte che nel primo atto ha una ritmica musicale difficile da seguire. Ciaponi, ne sono certo, ci rivelerà sorprese,il suo fraseggio affascina, tipico Bel Canto italiano.

Tutti da citare in positivo gli altri cantanti, Gezim Myshketa, Paolo Orecchia, Orlando Polidoro, Laurence Meikle, Miriam Artiaco, Sara Rossini,Tonia Langella.

Opera molto bella, che colpevolmente la Rai e i nuovi vertici del Teatro di San Carlo, non hanno voluto trasmettere in diretta televisiva ai tempi del Covid. Sarebbe costata assai poco.

Duecento spettatori sono stati i fortunati, tra i quali il sottoscritto, non è giusto.

Ad maiora!

Pino De Stasio

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