LA MUSICA VINCE SEMPRE SULLA NOIA

il 280simo compleanno del San Carlo brilla per l’assenza di cariche istituzionali. la vergogna precipita sulla più alta cultura. La migliore acustica del mondo

Sono 280 ma non li dimostra. Il Teatro San Carlo celebra il suo compleanno con l’alloro del Settecento, il Dramma per musica di Leonardo Leo (pugliese di origine ma napoletano di adozione 1694-1744)”L’Olimpiade”, il bel libretto di Pietro Metastasio che ritroveremo musicato da altri importantissimi compositori del tempo. Nell’esecuzione dell’altra sera al San Carlo è stato in parte trasformato dalla bella intuizione di Filippo Zigante, con l’ausilio della revisione critica di Ivano Caiazza, che ha raddoppiato i personaggi restituendo loro recitazione aulica e canto.

Esperimento di grande interesse che è riuscito a metà poiché  il fastidiosissimo aiuto dei microfoni ha di fatto sbilanciato i volumi tra canto e recitati.

L’acustica del Nostro Massimo ha una perfezione tra le prime al mondo, ancora insuperata in Italia.

Le voci recitanti (Rigillo, Bertamino, Mazzei, Scolaro, D’Errico, Pappalardo, D’Antonio) sono state molto attente alla scrittura metastasiana scolpendo veri e propri pezzi di teatro di eschiliana memoria.

Gianluca Marcianò ha diretto la serata con piglio asciutto anche se in alcuni momenti l’agogica dei pezzi doveva essere espressa in maniera più profonda e attenta.

Leo affronta in età matura questa stupenda fatica musicale e ci sorprende subito con una sinfonia di bellezza assoluta, dipanando poi  bellissime arie ed un duetto incredibile  tra Aristea e Megacle “ Né giorni tuoi felici “ cantato con bravura  dolente e virtuosistica da Gaia Petrone e Cinzia Forte,  che anticipa i successivi  Jommelli e Pergolesi  nei duetti d’amore e di  passione.

Le altre voci femminili , Manuela Custer, Daniela Cappiello, Michela Antenucci, Raffaella Milanesi, raggiungono, anche se con non poche difficoltà, le sconfinate bellezze dell’Ideale canto barocco.

Vi era un’unica voce maschile, quella del tenore David Ferri Durà, nella parte di Clisthene, voce agilissima che ricorda quella magnifica di Ernesto Palacio che nella difficilissima aria “Non so donde viene” doveva dimostrare tutte le numerose qualità del canto virtuoso ed in parte ci è riuscito se non fosse per l’unico piccolo  limite di una “stretta” di gola nelle note di passaggio, che risultava a tratti fastidioso.

Marco Faelli è come sempre un attento maestro del coro che in questo Dramma musicale ha forti tracce del canto sacro e religioso, un finale con una corale che ha echi  Hendeliani con “Viva il figlio delinquente”, davvero esemplare.

In tutta la serata il Teatro di San Carlo ha brillato per l’assenza delle più alte cariche istituzionali, è come se per i 280 anni del Royal Opera House di Londra  la Regina Elisabetta  fosse stata assente

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