Don Giovanni è capolavoro tra i capolavori.
Opera perfetta, in equilibrio cristallino tra farsa e tragedia. Tutti i personaggi sono delineati dalla magnifica penna di Da Ponte. Quello che appare subito al pubblico è una scena fissa, un emiciclo in legno, una sorta di parlamento/tribunale dove il popolo/coro/comparse/comprimari osservano via via le scene offerte dai protagonisti. Un andirivieni di esplosioni con dinamiche da commedia dell’arte, senza mai approfondire la grande complessità del protagonista. Vediamo infatti un Don Giovanni che esibisce, con il suo bel physique du rôle, prestazioni agonistiche ed erotiche tutte protese a dimostrazioni di carattere estetico, senza mai approfondire quel percorso di “immaturo dramma psicologico” che l’uomo vive, mettendo alla prova se stesso e le sue umane e contraddittorie debolezze. Una regia quella di Martone polverosa, paradossalmente statica, oserei dire che c’era falso movimento, che alfine consegnava sempre le stesse scene, sempre gli stessi risultati visivi, sempre le stesse controscene e gags. La direzione di Constantin Trinks non coglie quasi mai i momenti chiaroscurali della partitura musicale, ma ci offre un ascolto sostanzialmente piatto, fino allo sbadiglio.
E’ del tutto evidente che la compagnia di canto risente di questa direzione “molliccia” in primis il Don Giovanni di Andrzej Filończyk, che ce la mette tutta per rendere credibile un personaggio monstre. Ma solo in parte ci riesce. Eccellente la recitazione Krzysztof Bączyk, dotato di una grande versatilità come mimo e attore a scapito però di affrettare troppo i recitativi che risultano, alcune volte, incomprensibili.
Ci hanno convinto senza riserve le belle voci di Roberta Mantegna, Donna Anna, e Bekhzod Davronov, Don Ottavio, bravissimi nei magnifici duetti da tragedia italiana che Mozart contrappone alle arie comico/bucoliche. Donna Elvira di Selene Zanetti delinea una buona linea interpretativa ma appare in difficoltà, con suoni da raucedine, nel registro medio basso, molto bene la sua aria di stretto furore “Ah fuggi il traditor”. Convincono le voci di Zerlina, Valentina Naforniţa e Masetto di Pablo Ruiz. Svetta, per straordinaria interpretazione, la voce da basso profondo del Commendatore di Antonio Di Matteo, “Don Giovanni a cenar teco”, una goduria comprendere vocali, sillabe, fraseggio, accenti, bravo! Molto bene il coro, diretto dal Maestro Fabrizio Cassi, che ci ha convinto pienamente sin dal primo atto “Giovinette che fate all’amore”. Le scene e i costumi sono di Sergio Tramonti, le belle Luci di Pasquale Mari.
Ad maiora.
Pino De Stasio




