Una poesia di Pino de Stasio contro tutti i genocidi.
che emergevano ai lati dei viottoli
vicino a grandi casermoni
di notte ci si poteva stendere per trovare finalmente
un finto riposo
sentivamo non lontano dalle nostre lettighe in legno
urla e rantolii
che
terminavano all’improvviso
come suoni strozzati
da una fessura di una porta
che dava sull’esterno
un luce fioca ci segnalava del fumo
nel gelido freddo serale
un odore denso e acre che in parte
inondava la stanza
per via del forte vento che quella notte
frustava i tetti
la porta si aprì all’improvviso
comparvero tre giovani uomini in divisa
mi vennero a prendere
avevo sedici anni
mia madre e mio padre non seppero più nulla di me
trovarono
quando finì la guerra
alcune ossa vicino ad un fosso
molto lontano da altri morti
sul femore era inciso un triangolo
con le mie iniziali
grds